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26 luglio 2010

Studiare all'estero: sempre più un must per gli studenti italiani





Scuola più severa, bocciati in aumento: ben l'11,4 di non ammessi alla classe successiva  rispetto al 10,9% dello scorso anno (fonte: Miur). C'è però un'altra faccia della medaglia rappresentata da un vero e proprio esercito di studenti che non ha problemi a studiare ed anzi è disponibile a farlo addirittura in un'altra lingua: sono le migliaia di ragazzi che da 55 anni decidono di frequentare un periodo di studio all'estero e che rappresentano un vero e proprio  fiore all'occhiello di cui il nostro Paese può andar fiero.


Alcuni di loro, oggi, ricordano l'anno di scuola superiore  all'estero come il momento più importante della loro formazione, un'esperienza che ha rappresentato un vantaggio competitivo nel loro curriculum.








L'obiettivo di molte famiglie è quello di guidare i propri figli nelle scelte migliori per il loro futuro: se da un lato la corretta programmazione degli studi superiori ed universitari è di importanza fondamentale per la formazione di un giovane, oggi questa deve essere completata da esperienze umane e culturali dal respiro internazionale, come quella di un anno scolastico all'estero. Leggi tutto sull' anno scolastico all'estero.

22 giugno 2010

L'esperienza conta quanto il 110

Riportiamo il seguente articolo di Elvira Serra apparso sul sito Corriere.it il 21 Giugno 2010.

MILANO - «Quando leggo un curriculum non controllo necessariamente il voto di laurea e il tempo per conseguirla. La preparazione è fatta di tanti fattori. Magari c’è un candidato un po’ fuori corso che però ha fatto una importante esperienza di volontariato, che è stato all’estero, che ha ritardato perché nel frattempo ha avviato una piccola impresa ». Non era un’istigazione al fuori corso quella di Luisa Todini, la presidente dell’Associazione costruttori europei, l’altroieri a Roma alla tavola rotonda per il Premio Bellisario (che ha ricevuto). «Penso che soprattutto le aziende private, le piccole e medie imprese, possano guardare al di là dei parametri tradizionali. Non sempre è il modello del primo della classe a essere vincente. Spesso arrivare da una famiglia disagiata, l’aver affrontato difficoltà economiche, ti dà una marcia in più». E lei non può dirlo, oggi, senza pensare all’uomo dal quale ha imparato di più: suo padre, Franco Todini, scomparso nove anni fa. «A lui devo tutte le mie fortune professionali. Era cresciuto in campagna, aveva solo la terza media, perché a otto anni le sue braccia erano abbastanza forti da lavorare nei campi. Eppure ha fondato un’impresa che fino all’anno scorso aveva quasi 3.000 addetti e che oggi, dopo la fusione con Salini, insieme con il gruppo supera i 13 mila. L’università di Perugia gli conferì la laurea honoris causa in ingegneria civile».



Visto dai «reclutatori»

Vai a spiegarlo ai cacciatori di teste: quelli che, su incarico delle aziende, individuano imigliori talenti. Claudio Ceper, senior partner di Egon Zehnder, non vuole neanche sentirne parlare. «Le grandi società di consulenza non prendono in considerazione chi si è laureato con meno di 110 nei tempi e non abbia fatto una o due esperienze all’estero. Del resto i risultati si vedono: i vari Passera, Colao e Profumo sono tutti ex McKinsey». Orgoglio di papà, cita suo figlio Davide, 30 anni, 110 e lode in Bocconi, Erasmus in Argentina, master alla Columbia University. «Ora sta lavorando a Rio de Janeiro. Suona il pianoforte, parla quattro lingue. E i suoi amici hanno fatto carriere simili». Per fortuna tra la perfezione pretesa da Boston Consulting, Bain, Accenture e simili e l’evidente debole competitività di un trentenne appena laureato con 85/110 c’è forse una via di mezzo. Giovanna Brambilla, ad di Value Search, osserva che più si va avanti con la carriera più conta l’esperienza maturata e meno i titoli. «Il voto e la durata degli studi sono un importante elemento di giudizio, ma non l’unico. Certo, se il voto è basso e il candidato non ha fatto nulla per dare valore aggiunto al suo curriculum, la valutazione sarà negativa». Ma può essere interessante, come nota il suo collega Vittorio Villa, responsabile Italia di Robert Half, «quel candidato che ha "perso tempo" tra l’ultimo esame e la discussione della tesi perché ha lavorato a tempo pieno».


Visto dagli imprenditori
Spiazza tutti Federica Guidi, presidente dei Giovani di Confindustria. Lei va oltre Luisa Todini. «Meglio nessuna laurea e tanta buona volontà unita all’esperienza sul campo. Un perito meccanico e un ragioniere hanno più senso di un laureato in Scienza della comunicazione. Ci vuole l’apprendistato, piuttosto che vegetare su corsi fantasiosi». Dopodiché non si sentirebbe mai di dire a un neoleureato giovanissimo in ingegneria che parla tre lingue: mi dispiace, hai sbagliato. «Però devo essere onesta: in India, dove vado spesso, ogni anno vengono sfornati un milione 400 mila nuovi ingegneri tra i 23 e i 25 anni. Conoscono l’inglese come un madrelingua e hanno una flessibilità mentale che li porta a lasciare il loro Paese per vivere ovunque». Mario Perego, direttore risorse umane del Gruppo Heineken, multinazionale con 2.500 dipendenti in Italia, tra un topo di biblioteca che si è laureato in fretta e furia con lode e uno più lento che ha fatto esperienze interessanti non ha dubbi. «La velocità di per sé non è un elemento positivo. Il volontariato, per esempio, non può essere sostitutivo dell’anno di studi perso. Però, se il candidato si è impegnato in un contesto non confortevole, fuori di casa, all’estero, non può che aver maturato capacità utili». Mentre Giovanni Bonatti, direttore generale di Fratelli Rossetti, ha idee diverse. «Il titolo di studio è fondamentale. Do molto valore al massimo dei voti e al "peso" dell’ateneo. I tempi giusti sono importanti, danno un senso di coerenza».


Visto dagli atenei
Guido Tabellini è rettore di una di quelle università che hanno maggior «peso»: la Bocconi di Milano. Oltre il 90% dei suoi laureati trova lavoro inmeno di due mesi. «Cosa ci rende competitivi? Il fatto che spingiamo i nostri studenti a fare stage nelle aziende e li aiutiamo a trovarli. Insistiamo sull’esperienza internazionale, invitandoli ad andare all’estero almeno per sei mesi durante il corso di studi. Vigiliamo sul loro percorso e infatti pochissimi sono in ritardo». La Bocconi però non è proprio alla portata di tutti. «Ma abbiamo borse di studio e un valido programma di prestiti». La vera discriminante, forse, resta l’esperienza sul campo. È questa a fare la differenza anche in una università pubblica come La Sapienza di Roma. Spiega il rettore Luigi Frati: «Tutto il settore della formazione sanitaria si fonda sul learn by doing, impara facendo. Ho fatto un accordo con duemila aziende per garantire gli stage ai ragazzi. Su 140 mila iscritti in totale, l’impatto sulla società è diverso rispetto a atenei privati e a pagamento con 10 mila studenti, ma i risultati cominciano a vedersi: secondo una ricerca di AlmaLaurea il 90% dei laureati in area sanitaria trova lavoro entro un anno».



Elvira Serra





9 giugno 2010

Borsa di studio WEP per uno stage negli USA


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Per essere uno dei 7 beneficiari della borsa di stage WEP, troverai qui indicate le modalità per presentare la tua candidatura:

STEP 1 Compila la preiscrizione che trovi di seguito ed inviala all'indirizzo  julie@wep.org  il più rapidamente possibile e comunque non oltre il 20 giugno 2010. Se sarai selezionato in base ai titoli, ti spediremo il dossier da completare il più presto possibile.

Scaricare il formulario di pre-iscrizione per la Borsa di studio WEP - stage USA

STEP 2 Compila il tuo dossier ed inviacelo appena puoi  e comunque non oltre il 7 luglio 2010, sempre all'indirizzo  julie@wep.org.

STEP 3 Ti informiamo se sei uno dei 7 candidati borsisti.

Non appena le 7 borse saranno assegnate, indicheremo il nome dei borsisti sul nostro sito www.wep-italia.org
  

Condizioni di partecipazione

• Essere motivato e serio
• Essere studente di istruzione universitaria o giovane diplomato
• Aver fatto gli studi nei seguenti campi:

    - commercio
    - finanze
    - management/amministrazione aziendale
    - turismo
    - settore alberghiero / ristorazione

    • Rispondere ai seguenti requisiti:
      -  età dai 20 ai 35 anni
      -  avere una fedina penale pulita
      -  avere un livello medio di inglese
      -  presentare la preiscrizione entro e non oltre il 20 giugno 2010
      -  inoltrare il dossier completo di candidatura entro e non oltre il 7 luglio 2010
      -  partire entro la fine del 2010
      -  effettuare lo stage nel settore dei propri studi, da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 6 mesi.


      • Non può essere indicata nessuna preferenza riguardo ad una regione di sistemazione.
      • I dossier incompleti non saranno presi in considerazione.
      • Una cauzione di buonafede di 200 euro ti verrà richiesta al momento della conferma che tu sei uno dei 7 borsisti. Questa cauzione sarà restituita se lo stage sarà stato effettuato interamente.


        Borsa
        La borsa copre le seguenti spese: la sistemazione, il patrocinio ufficiale di un organismo americano riconosciuto dal Dipartimento di Stato, il biglietto aereo A/R e l'assicurazione viaggio. Gli stagisti devono organizzarsi e farsi carico dell'alloggio, dei pasti e delle spese personali in loco. Lo stage non è retribuito.





        8 giugno 2010

        Vi ricordate l'altra estate? Tanta paura per niente...



        Le critiche al modo in cui l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha risposto alla pandemia di influenza H1N1 sono cresciute di una tacca, venerdì scorso, con la pubblicazione di un’inchiesta condotta congiuntamente dal British Medical Journal (BMJ) e dall’Agenzia di Giornalismo Investigativo di Londra (BIJ), e con il rapporto adottato quello stesso giorno dalla Commissione sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. La prima rivela che alcuni degli esperti che avevano partecipato alla redazione delle linee guida dell’Oms per le pandemie erano sul libro paga di due industrie farmaceutiche - Roche e GlaxoSmithKline - che producono medicinali o vaccini contro i virus influenzali. Il secondo sottolinea una «mancanza di trasparenza» nella gestione della crisi del virus H1N1 da parte dell’Oms e delle istituzioni sanitarie pubbliche, le accusa di aver «dilapidato una parte della fiducia che gli europei hanno in questi organismi» e ritiene che «questo declino di fiducia in futuro potrebbe rappresentare un rischio».

        Un anno dopo l’annuncio, l’11 maggio 2009, dell’inizio della pandemia influenzale, molti governi occidentali si ritrovano con scorte inutilizzate di farmaci antivirali e vaccini contro il nuovo virus A (H1N1), ordinati a un carissimo prezzo, mentre la banca JP Morgan valuta il giro d’affari tra 5,8 e 8,3 miliardi di euro. Emerge che, a partire dal 1999, data delle prime linee guida dell’Oms per le pandemie, alcuni esperti con un ruolo chiave nella loro elaborazione hanno legami di interesse con gli industriali. Le raccomandazioni vengono scritte da quattro esperti in collaborazione con il «Gruppo di lavoro europeo sull'influenza» (Eswi). «Ciò che questo documento non rivelava è che l’Eswi è interamente finanziato da Roche e dagli altri produttori di vaccini e che due degli esperti, René Snacken e Daniel Lavanchy, l’anno prima avevano partecipato a eventi finanziati da Roche», scrivono i giornalisti britannici Deborah Cohen e Philip Carter.

        L’articolo cita diversi altri esperti coinvolti in documenti strategici dell’Oms, che sono stati retribuiti dagli industriali e hanno pubblicato degli articoli sull’utilità dei farmaci retrovirali (Tamiflu della Roche o Relenza di GlaxoSmith Kline), utilità oggi contestata all’interno della comunità medica.

        «Nessun dettaglio è stato fornito dall’Oms in risposta alle nostre domande», scrivono Cohen e Carter. I due giornalisti deplorano anche il segreto tenuto dall’Oms sulla composizione del comitato d’urgenza, messo in piedi dalla direttrice generale, che l’ha consigliata sul momento in cui dichiarare la pandemia: «Una decisione che ha scatenato i costosi contratti per i vaccini in tutto il mondo», commenta nel suo editoriale la direttrice di Bmj, Fiona Godlee.

        Interpellato da «Le Monde», il portavoce dell’Oms, Gregory Hartl, precisa che «ogni volta che l’Oms riunisce degli esperti, fa compilare una dichiarazione di interessi, che è sottoposta alla valutazione del presidente del comitato di esperti, ma non le pubblica perché contengono informazioni di ordine privato».

        Per quanto riguarda il comitato di urgenza, Hartl precisa che la sua composizione sarà resa pubblica quando avrà terminato la sua missione, una misura mirata «a evitare che i suoi membri subiscano pressioni, tenuto conto delle conseguenze enormi delle decisioni prese». Anche il rapporto redatto da Paul Flynn, parlamentare britannico socialista, e adottato il 4 giugno dalla Commissione Sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, accusa l’Oms di dar prova di una «grave mancanza di trasparenza» nei suoi processi decisionali, cui si aggiunge «la prova schiacciante che la gravità della pandemia è stata largamente sovrastimata dall’Oms».

        Il documento sottolinea che «è soprattutto il passaggio rapido verso il livello 6 della pandemia, in un momento in cui l’influenza dava sintomi relativamente modesti, combinato con il cambiamento di definizione dei livelli di pandemia poco prima dell’annuncio della pandemia H1N1, che ha sollevato preoccupazioni e sospetti nella comunità scientifica». Il rapporto sarà sottoposto all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e dei suoi 47 stati membri il prossimo 24 giugno.
        AUL BENKIMOUN -  Copyright Le Monde

        4 giugno 2010

        C'è chi scommette e chi... fa



        (Da "La Stampa" del 4/6/10)

        Una società da il via alle giocate su quali specie animali si estingueranno più velocemente "Scommettere sulle eventuali ricadute ambientali causate dall'esplosione della piattaforma petrolifera Deep Horizont, nel Golfo del Messico": è l'iniziativa promossa da una società autorizzata alla riscossione di scommesse che approfitta cinicamente della situazione: “Abbiamo una filosofia molto semplice. Se c'è un evento molto interessante del quale parlano tutti, noi crediamo che alla gente dovrebbe essere consentito di sostenere la propria opinione su quel fatto, anche scommettendo con del denaro” ha dichiarato Ken Robertson, il portavoce della società. La vincitrice della gara è Kemp's Ridley, una specie di tartaruga marina che migra dalle coste del Messico per approdare in Florida. E' già in pericolo di estinzione ed è la più piccola tartaruga marina vivente: oggi si contano solo più 8 mila esemplari. La somma da giocare è di 5 dollari e, nel caso di vittoria, si guadagnano 9 dollari. Altri animali oggetto delle scommesse sono il capodoglio, il tonno rosso e il pellicano bruno della Louisiana. Il “Washington Post” riporta quanto ha affermato Robertsonil: “Speriamo che queste scommesse evidenzino la catastrofe ambientale. Perdere delle specie animali è una giocata sicura, l'unica domanda da porsi è quali”. Gli animali non sono gli unici ad essere al centro delle giocate online. Sul sito, infatti, è possibile scommettere quale sarà il futuro amministratore delegato della compagnia petrolifera britannica: Ian Conn, l'attuale direttore della società, sembra essere il favorito. La scommessa sulla Marea nera non è la prima per l'azienda: la società aveva già dato il via, l'anno scorso, ad alcune giocate sulla stima della popolazione degli orsi polari nel 2011.

        Il Wildlife program ti offre l'opportunità di integrarti in un centro per la protezione e la cura degli animali selvatici in un paesaggio eccezionale nella regione di Port Douglas, situato fra due riserve naturali classificate patrimonio dell'umanità: la grande barriera corallina e la foresta vergine di Daintree e Cape Tribulation. Ti unirai allo staff del centro la cui missione è la cura degli animali ammalati, feriti o abbandonati e la sensibilizzazione per le persone alla salvaguardia della natura. (Leggi tutto su Protezione degli animali)





        28 aprile 2010

        Atene negli USA???


        Philadelphia 300Atene negli USA, sì, ma dove? Vi diamo un piccolo indizio: Rocky-Stallone ci si allenava prima di essere "spiezzato in due", George Clooney debellava il pericolo atomico, Bruce Willis ci viaggiava nel tempo (e curava pazienti piuttosto "visionari") e Tom Hanks vi combatteva i pregiudizi.


        Niente? Ok, siamo stati un pò vaghi. Aggiungiamo qualche particolare: è stata la capitale degli Stati Uniti. E'la città degli USA con il maggior numero di musei e vanta, fra l'altro, una vita notturna piuttosto movimentata adatta sia alle famiglie che per i ragazzi. Parliamo di Philadelphia.

        SECL-SU-WEPITALY-IT-0000-CampBeaumont-17Vivere con una famiglia ospitante americana per tre o quattro settimane, condividere i diversi aspetti della vita locale, partecipare ad attività ed escursioni appassionanti, prendere parte ad interessanti discussioni sulla cultura americana esercitando la lingua inglese: sono questi gli ingredienti del Summer Homestay USA. Una proposta completa che ti permette un profondo coinvolgimento nella vita tipicamente americana ma anche un modo di scoprire i luoghi turistici più famosi della costa est o della costa ovest, a tua scelta. (Leggi tutto su Vacanze studio a Philadelphia)

        19 aprile 2010

        New Zealand day a Milano e Torino


        Chiedici tutte le info sui programmi WEP in Nuova Zelanda:

        Milano - NEW ZEALAND DAY
        Data: 21 aprile 2010 ore 15
        Luogo: ufficio WEP, via Statuto 18, 20121 Milano


        Torino - NEW ZEALAND DAY
        Data: 22 aprile 2010 ore 15
        Luogo: ufficio WEP, c.so M.D'Azeglio 78, 10126 Torino